Mi capita di leggere su Internet messaggi motivazionali che dovrebbero infondere sicurezza, positività e il desiderio di cambiamento. Frasi che sottolineano come un fallimento possa essere la chiave di un miglioramento, una conquista o una vittoria.
Ma un fallimento, come da definizione del dizionario, è solo un insuccesso, un esito negativo. Significa che non ce l’hai fatta, che quel compito non sei stato in grado di svolgerlo. Che tu abbia sbagliato, o che la sfortuna abbia avuto la meglio, non importa. Non è andata bene e capiterà anche altre volte. E finisce lì. Niente di più e niente di meno.
A fare la differenza è il significato che diamo noi alle cose. Un insuccesso, se siamo ostinati, può spronarci e spingerci al miglioramento. Al contrario, se siamo di animo arrendevole, se pecchiamo di scarsa autostima e non abbiamo fiducia in noi stessi, fallire significa anche gettare la spugna. Quel che accadrà dopo sarà un semplice susseguirsi di eventi, scelte, fortune e sfortune. Apprendere o meno da un fallimento spetta a noi.
Perché fallire non fa di te una persona incapace. E non è vero che un fallimento sarà la chiave del successo. Quando falliamo, falliamo. Ma possiamo scegliere l’importanza da dare ad ogni errore, ogni insuccesso, ogni vittoria mancata, ogni lacrima caduta e ogni imprecazione lanciata. E sì, se scegliamo bene, anche il fallimento può avere un risvolto positivo.